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Alla forte preoccupazione per quello che sta accadendo in Gambia si unisce lo stupore, almeno per quanto mi riguarda, per l’almeno apparente mancanza di risposte da parte delle istituzioni italiane. Il fatto che la milizia del paese africano abbia deciso inopinatamente di trasgredire ad una sentenza dell’Alta Corte la dice lunga sul contesto in cui il sequestro del peschereccio di Martinsicuro è avvenuto.

A bordo di quella nave c’è un nostro concittadino che da tre mesi sta affrontando un vero e proprio inferno e che, al suo fianco, sembrerebbe avere soltanto la società armatrice. Abbiamo ascoltato la sua voce ai tg e l’abbiamo letta sui giornali ed è inaccettabile che un cittadino italiano, che si trova all’estero per lavorare per conto di un’azienda italiana, debba essere chiuso in prigione prima e sequestrato poi senza poter contare sul lavoro e sull’appoggio della diplomazia e delle nostre Istituzioni.

In questi giorni sto cercando di stabilire contatti con alcuni funzionari e rappresentanti politici del Ministero degli Esteri per sollecitare un intervento e invito l’amministrazione comunale sambenedettese a fare lo stesso proseguendo nell’attività di monitoraggio e dialogo che avevo avviato all’inizio di questa storia quando ricoprivo la carica di assessore. Ho già dato privatamente – ed ora lo ribadisco in forma pubblica – la mia disponibilità ad interrompere la campagna elettorale e andare a Roma se possa servire in qualche modo a stimolare la diplomazia italiana anche attraverso il dialogo, già avviato, con alcuni parlamentari ed europarlamentari del Pd.